“Mamma, allora sto partendo.”
“Ora? Co’ ‘sto caldo? Con la macchina? E se c’è l’esodo? E se incontri traffico? Non ti funziona l’aria condizionata. Te mòri de callo. Ma poi se parti mo, non arrivi col buio? Guarda, è pericoloso, ce vedi poco. Dice che sull’Appennino grandina, stai attenta che esci de strada. C’è la bolla de calore dopo Bologna, te senti male, io te l’ho detto. Vai piano, ché so’ tutti matti.”
“Mamma…”
“…che poi in Pianura Padana c’è il 100% de umidità, nun se respira, nun usci’ nell’ore de massimo calore che te riportano a casa liquesa.”
“Mamma…”
“…hai visto quello che ha fatto a Venezia, j’ha scoperchiato tutte le case, se vedi che tira vento, tornatene a casa…”
“Mamma…”
“…e stai attenta, che hai sentito de quello che ha sparato in mezzo alla strada a uno a Padova senza motivo, alla gente je dà de volta il cervello col caldo, nun dà confidenza”
“Mamma…”
“…ché poi voresti anna’ a vede’ pure la Lazio in ritiro ad Auronzo? Ma sei matta, a mamma?! Guarda che se pure te dice che dista venti chilometri, devi sempre considera’ che so’ strade de montagna, quindi devi anna’ piano e ce metti sempre ‘n par d’ore, senza pensa’ che tanto, che ce vai a fa’? Mauri nun ce sta più, Ledesma nun ce sta più, se semo vennuti tutti. Facile che manco capiti er giorno dell’allenamento e vedi ‘n par de…”
“A MA’! STO A PARTI’ MO DA CASA PE’ VENIMME A PIJA’ ER CAFFÈ DA TE!”
“Ah”
“Eh”
“Vabbè, ma allora nun pija’ la tangenziale che hanno fatto er botto all’altezza de Castrense-Passamonti e…”
Archive for the ‘Egiroilmondo’ Category
L’ansia di vivere, ovvero mia madre
Posted in Egiroilmondo, Ego, tagged ansia, famiglia, io, madre, mamma, me, Roma on 13 luglio 2015| Leave a Comment »
Esperimento di Pavlov
Posted in Egiroilmondo, Ego, L'Uomo, Mùsica, petrarca, War (is over if you want to), tagged allegorie, cane, Emergency, Lorenzetti, Otto Ohm, Pace, Pavlov, Siena, Uomo on 6 febbraio 2013| Leave a Comment »
“Curiamo persone”. #noallespesemilitari. Palazzo Valentini. Via dell’Arco del Monte.
E allegorie da decifrare. Quella della pace, su tutte.
Una bambina che corre giù con un monopattino, sui raggi lastricati di Piazza del Campo. La torre assolata. Il marocchino senese originario di Montesacro. E Domenico che dice “Siena di tre cose piena” – di qualcosa, di qualcos’altro e di coglioni, me lo ricordo.
Una statua di una bimba dormiente col monito perenne “non destatela”. La Sala del Risorgimento, visitata all’apertura, in solitudine, col solo tubare dei piccioni sul parapetto. Un rigurgito d’orgoglio al “Liberi non sarem se non siamo uni”, alle parole del Petrarca. A ‘sta cazzo d’Italia, perdìo s’è bella.
Le lacrime esagerate per Lorenzetti, per l’idea che il tempo mangerà del tutto gli effetti dei vizi in campagna e in città. E anche la rosa d’oro di Pio II appassisce, prima o poi. Tutto lo fa.
E il rosso. E il bianco. La luce negli occhi. La pioggia negli occhi. L’idea che tutto è apparso più gestibile, per quanto meno sopportabile. Nuova e da conoscere.
Le lacrime esagerate. Le risate esagerate. Apparire dissociata, giustificare pianto e sorriso con una chiamata improvvisata a chi c’è sempre. Anche quando improvvisi.
Il desiderio di farsi una doccia, per togliersi qualcosa di dosso – prima di tutto, lo sporco e il sudore. Recitare sempre gli stessi ruoli, again and again. Per anni, con tutti, non ha funzionato. Dovrebbe farlo ora?
Le lacrime esagerate per le stesse due canzoni rimesse a loop. Impararne il testo a memoria, immaginarne lo spartito. Sentirsi idiota per la semplicità.
Uno sciroppo sbagliato. Un gusto sbagliato. Un brodo sbagliato. Il tutto, però, scelto con la giusta attenzione (dedizione?), a discapito dell’effetto. Il flusso di pensiero, libero. La catena di gestualità, interrotta.
Le lacrime esagerate perché mi sembra d’aver passato tutta la vita in silenzio, nella stanza di un uomo per cercare di non svegliarlo. Ed è bello, di qualsiasi cosa mi si accusi. Sono di gioia, le lacrime, forse. Fino a quando vedi che c’è di peggio. Leggi.
Scoprire di non avere senso dell’umorismo, se non per quel poco che basta all’imprinting.
E di non saper creare il vuoto, di saperlo riempire soltanto per poco tempo e per pochi ambiti.
Sono uno dei cani di Pavlov. Sono un riflesso incondizionato.
Te l’avevo detto, io
Posted in Cimena, Egiroilmondo, Ego, La Vecchia, tagged cugina, La Vecchia, Londra, noir, nonno, poliziesco, Roma, sister, St James', western on 13 ottobre 2012| Leave a Comment »
Succede così: torni dal tuo viaggio di laurea, torni con La Vecchia, la sister e la cugina, e tutto riprende la sua naturale quotidianità. Qualcosa l’hai lasciato lì per sempre (qualcosa che sotto, sotto ha a che fare con una certa ingenuità), qualcosa te lo sei portato dietro. Ma tanto ci torni, si sa.
Nell’estrema tenerezza di una passeggiata a St. James’, sottobraccio a La Vecchia, mentre gli scoiattoli si rincorrono e la cugina urla di gioia ché non ne aveva mai visti, la sister tenta invano di catturare il momento con la sua videocamerina onnipresente. E tu, chissà perché, pensi a tuo nonno.
L’unico capace di amare qualsiasi western, unico nel suo lasciarsi coinvolgere anche dal più scontato B-movie poliziesco di seconda mano, quelli dalla patina ingiallita, i cui attori sono morti e stramorti, o forse solo semplicemente resi irriconoscibili da un invecchiamento cui non sanno rassegnarsi.
E di tutta quella natura che ti circonda, di tutto quel flusso d’amore che ti trascina manco fossi fatta d’acido lisergico, una voce orfana d’autore attraversa la testa:
“Atteeeento. Attento che mo’ quello esce da dietro er muro e te spara”
La voce del nonno che, esperto del genere, prevede in anticipo le mosse dei nemici e tenta, convinto forse di essere anche lui su un flusso catodico capace di farsi veicolo di pensieri per osmosi, di mettere in guardia lo sceriffo. Quello mica l’ascolta, s’avvicina al muro, e gli sparano.
“Te l’avevo detto, io”
Me l’aveva detto, lui.
Il binomio migliore? Giovani & incazzati
Posted in Berluscazzate, Egiroilmondo, Ego, El Faaab, Lib(e)ri, Rrròma, tagged 14 dicembre, 2011, Capodanno, Coalition of Resistance, Gelmini, Indignez-vous, Italia, La Russa, Londra, Michel Houellebecq, Napolitano, Roma, Stéphane Hessel on 3 gennaio 2011| 1 Comment »
Quest’anno inzia bene: già sto incazzata. Ma questa è prassi.
Un pizzaiolo italiano, amico di mio padre, da anni Londoner, ci invia un video del Capodanno nella capitale della Gran Bretagna. Fuochi artificiali che scoppiano nella placida calma dei rintocchi del GrandeBen, luci, euforia, musica. E la metro aperta.
Penso alla serata di Capodanno romana, quando gli autobus si fermano drasticamente alle 21.30 e ‘ndo stai, stai, tocca che te ce fermi almeno fino alla mattina successiva, quando i mezzi riprenderanno a passare. A meno che tu non voglia dirottarne uno ed impossessartene per la serata, l’unica altra valida alternativa è ricorrere ad un taxi. Mmh.
Mi è capitato di vedere nei giorni scorsi questo breve ma intenso intervento di un giovane – giovanissimo! – attivista della Coalition of Resistance nella sovracitata Inghilterra. Quanta verve, quanti contenuti, quanto odore di buona rivoluzione! Ché se pure non ci sarà davvero, perlomeno ne hanno potuto respirare l’aria attraverso queste parole.
Dal canto nostro, nel nostro Bel Paese, i giovani ringraziano il Presidente della Repubblica delle Banane per aver ammesso di aver riscontrato “alcune criticità” nel testo della (ormai) Legge Gelmini. Nel messaggio natalizio rivolto a tutti gli italiani, il Grande Capo Penna Veloce, neanche un’ora dopo aver apposto la firma alla condanna ad un futuro d’incertezze per tutti gli studenti, si dichiara vicino a noi, ci comprende. Meglio, ci compatisce. Ancor meglio, se ne frega.
Ma noi, da bravi dialogatori amici del potere, ci stringiamo intorno alla sua figura istituzionale di padrepadrone, incapaci e vigliacchi di proferir dissenso. L’unico momento in cui ho visto uno dei nostri rappresentati tentare di tener testa ad un La Russa qualunque, è stato ad “Annozero”. Peccato fosse del tutto fuoriluogo, e non all’altezza della situazione. Vigliacco – in questo senso sì, caro La Russa – nel non denunciare certi inutili, stolti, fuorvianti ed inconcludenti atti di violenza. Tutto fumo e niente arrosto, per citare la saggezza popolare.
Sarei curiosa di sapere quante eccellenze vi fossero in piazza a Roma il 14 dicembre scorso.
Sarei curiosa di sapere, all’inizio di questo nuovo anno di merda, quante eccellenze avranno il coraggio di rimanere in Italia.
Dal canto mio, sento sempre più l’esigenza di rispondere all’appello:
“Coalition of Resistance” wants you to fight!
E, per citare il titolo del libro che al momento è in cima alle classifiche di vendita in Francia (autore: un partigiano 93enne, che è riuscito a surclassare anche un Houellebecq): “INDIGNEZ-VOUS”!
Indignatevi, Cristo. Sempre se ce la fate, s’intende.
“Vini & Olii”
Posted in Egiroilmondo, Ego, Rrròma, tagged Agosto, Campo Dei Fiori, Messaggero, Moccia, Osteria, Pigneto, Pub, Roma, San Lorenzo, Signor Tommaso, Vino on 6 agosto 2010| 5 Comments »
Dice: un agosto un po’ così.
Dice: pure se non parto, alla fine mi diverto.
Agosto a Roma fa riflettere, ché anche se non sei sociopatico alla fine ti garba. Quel mese in cui vige la sospensione del giudizio, in cui ti astieni da facili sarcastici commenti sul romano medio. Apprezzi di più le persone che ti stanno intorno, foss’anche solo perché son poche, e hai più tempo per guardarle veramente o per conoscerle – ho avuto modo di leggere un editoriale di Moccia (!) su “Il Messaggero” che invitava la gente ad amarsi senza preconcetti, e con una visione talmente ridotta da rasentare il populismo, invitava a sorridere al nostro vicino. Ecco. Io non dico questo, sennò finisce uguale che sembriamo tutti ebeti, sprecando l’opportunità di un agosto romano.
Dico – se mi riesce – di dedicarci ad una città tanto odiata tutto il resto dell’anno, in quegli unici trenta giorni in cui appare sana, non infestata dai malanni che la rendono imperfetta: senza milioni di persone che bloccano le vie, senza migliaia di macchine che intasano strade e polmoni, liberi dalle zone a traffico limitato che nascondono scorci imperdibili.
Prendiamo la macchina, buttiamola in strada, infiliamola nei vicoli e, infine, parcheggiamola. E boicottiamo i localini di Campo de’ Fiori, ignoriamo i pubacci fin troppo frequentati di San Lorenzo, e riscopriamo le vecchie osterie e i “Vini e Olii” con quella loro doppia vocale conturbante e dai bicchieri di fresco bianco a un euro, frequentati solo dai vecchi ubriachi d’osteria.
Al Pigneto, al di là del ponte, se ti lasci alle spalle il confusionario, multietnicoradicalchic viale omonimo, ce n’è uno particolarmente romantico, gestito dal Signor Tommaso, uomo d’indefinibile età ma di certo aplomb, col suo grembiulino d’ordinanza e gli occhiali tondi. E’ privo di tavolini, solo una panca ed una botte su cui è disegnata una scacchiera giallo-rossa per intrattenersi a dama, ed una quantità e varietà di vini eccezionale. E se sei fortunato, t’imbarchi in conversazioni con la signora al primo piano che, a dispetto del tono, non ti rivolgerà parola dal balcone per redarguirti circa il tono di voce troppo elevato, ma ti inviterà a parlare “ché a me mette allegria, mi fa piacere la gioventù”, ammetterà.
Perciò, sai che c’è? ‘fanculo, bevete e moltiplicatevi. Con moderazione, però, che già siamo troppi.
Forse te l’han detto già, scappiamo su a Berlino…
Posted in Cimena, David Foster Wallace, Egiroilmondo, Ego, Mùsica, tagged Ara Pacis, Berlino, Birra, Comunissmo, Franco Battiato, Germania, Kebab, Kulturbrauerai, Marlene Dietrich, Marx, Ministri, Nazismo, Neve, Reichstag, Vignuzzi, White Trash on 23 marzo 2010| 5 Comments »
“Alexanderplatz, auf wiedehrsen, c’era la neve, faccio quattro passi a piedi fino alla frontiera. Vengo con te”
Succede di questo: si torna da Berlino e si riprende la vita di sempre come se nulla fosse, la gente intorno a te quasi insensibile al (tuo) trauma da rientro, con l’omìno della pubblicità della Costa Crociere che fa capolino dallo schermo e con le mani alzate, espressione arresa fa: “Scusa, sto zitto. Non mi lamento più”.
Fa ‘na sega una crociera rispetto ai cinque giorni appena trascorsi in terra crucca. “E-veramente” – per citare l’attacco di “Tempi bui” di ministrica memoria. E pure loro, i Ministri, dico, hanno urlato il loro goliardico “presente!” all’appello immaginario dei partecipanti al viaggio perfetto. Per ben due sere a tenerci compagnia, prima al Kulturbrauerai (ciò che di più vicino al paradiso si potesse aspirare in freddi ed innevati giorni tedeschi), poi al White Trash, che, a dispetto del nome, tradiva le aspettative di un luogo da sfascioni. Birra e sambuca a fiumi, per rendere onore ai nostri ospiti ma, se volete, anche un po’ alle nostre radici.
Come son solita affermare in queste situazioni, sarebbe impossibile riuscire a restituire con parole il turbine di emozioni ed esperienze e conoscenze che si son fatte, eppure una schematizzazione assai poco letteraria ma quanto mai utile potrebbe fornirci la risposta all’esigenza sopra dichiarata:
1)Ho scoperto il trionfo di sapori che si nasconde dietro ad un Kebab – il più buono che abbia mai mangiato, di fronte alla torre ad Alexanderplatz.
2)Ho capito che passeggiare per una Berlino imbiancata ed inzuppata può risultare spiacevole – e pensare che qualche giorno fa mi profusi in parole di elogio alla neve.
3)Ho potuto constatare che il popolo tedesco è, con ogni probabilità, quello che ha risposto in maniera più idonea alla crisi del dopo guerra. Ho visto che, nonostante il gravoso fardello di colpevolezza più che giustamente affibbiatogli, i crucchi son riusciti a scrollarsi di dosso la polvere del passato, senza nascondersi dietro improbabili giustificazioni e senza piegarsi alla connivenza di un mortifero andazzo europeo. Sono riusciti a restituire ad Abramo ciò ch’era d’Abramo (anche qui, senza troppo esagerare, ché si sa gli si dà un dito…), e ad Odino ciò ch’è d’Odino – se sono riuscita a spiegarmi.
4)Ho provato vergogna per le insulse polemiche lanciate da qualche amministrazione fascistizzante romana di fronte alla neocostruzione dell’Ara Pacis, in vetro trasparente ultramoderna, quando ho visto la Chiesa della Rimembranza su Kurfustendamstrasse semidistrutta e attorniata da edifici di vetro dal sapore anche vagamente esotico, eppure in perfetta sintonia con il resto, o di fronte alla cupola del Reichstag, svettante da una previa costruzione di un secolo almeno più antica.
5)Non ho avuto paura a girare di notte solo in compagnia di una mia coetanea, perché in Germania anche gli Hooligans si alzano sul tram per far sedere una ragazza (!).
6)Ho letto “Il Manifesto del Partito Comunista” in braccio a zio Marx.
7)Ho incontrato un curiosissimo abitante di Piacenza che, inspiegabilmente, è risultato essere tifoso della Lazio e ho capito che, per quanto si sforzi, una persona proveniente da una regione diversa dal Lazio è fonologicamente impossibilitata alla riproduzione dell’intonazione romana – in accordo con le teoria sull’italiano regionale che stanno tanto a cuore al professor Vignuzzi.
8)Ho riscontrato in me delle capacità sovrannaturali non indifferenti: tornare dall’aeroporto alle due di notte, alzarsi alle sette e farsi la traversata di Roma non mi ha impedito di riscuotere l’ultimo 30 e lode della sessione – aggiungerei, avendo studiato unicamente durante il viaggio di ritorno.
9)Ho capito il vero significato della frase: “Paris est toujours Paris. Berlin n’est jamais Berlin”.
10)Ho constatato che neanche dieci punti chiave basterebbero per dire tutto quanto c’è da dire intorno alla capitale tedesca.
Non posso che chiudere congratulandomi con chi, in codesto periodo, s’è laureato – ogni riferimento a fatti e persone realmente accaduti è volutamente non casuale – e ringraziando tutte quelle persone che, seppur virtualmente, son state presenti in quei freddi, grigi, tedeschi giorni di fine inverno.
P.S. In ultima analisi, dopo questa viaggio son sempre più convinta che da grande voglio fare Marlene Dietrich. E che non ci sarebbe potuta essere lettura migliore de “La scopa del sistema” per cullarmi al rientro.